Nella rete c’è ne i tutti i colori, White Hat, Black Hat, Grey Hat… Blue Hat chi più ne ha più ne metta…
Inizialmente nato per gli haker per differenziare quelli buoni da quelli cattivi, il cappello nero (Blue Hat, il cattivo) o il cappello biano (White Hat, il buono), sono stati acquisiti anche dai SEO e sono diventati l’insegna di una serie di interminabili discussioni e peripezie linguistiche, c’è chi dice meglio bianco, c’è chi dice meglio nero… ed infine ovvimante il grigio… la via di mezzo…
Ma cosa significa veramente per un SEO e quali applicazioni ha nel lavoro quotidiano del posizionamento?
Principalmente sono tutte chiacchiere inutili, spesso chi ne parla non sa veramente quali siano i risvolti pratici della facenda, o non ne ha mai fatto pratica o addirittira non ne ha neanche una minima idea…
In realtà infatti non c’è assolutamente differenza tra un cappello bianco ed uno nero… Un vero SEO deve essere capace di utilizzare correttamente qualsiasi tecnica sia utile al suo scopo…
Spesso di fronte a questo discorso la risposta più comune è: “Fa un po quello che vuoi, tanto poi verrai bannato”…
Questa rispota ha in se diversi errori, come per esempio la frase “Verrai bannato” frase che denota chiaramente che ci si sta riferendo ad un idea di lavoro nel web puramente amatoriale…
Infatti nello specifico è un sito che viene bannato… e non il proprietario, dire “Verrai bannato” equivale ad affermare che una persona ha solo un sito… Tipico dei web master… Ma il web Master in questo caso è una figura che rispecchia un livello amatoriale e non un Seo PROFESSIONISTA…
Un Internet Marketer invece sa che il suo scopo è il business non l’hobbies e per questo è pronto ad utilizzare qualunque tecnica che assolva lo scopo!
Un sito bannato non è una grande perdita se prima del ban si è saputo ome sfruttarlo! E sopratutto, non è così facile avere un sito bannato…
Con questo non fraintendetemi, non sto cercando di sostenere che la via del Black Hat sia migliore, anzi, sto solo cercando di “sfatare i miti”, il black hat è un insieme di tecniche che spesso viene criticato dalla maggior parte dei SEO amatoriali che non conoscono bene ciò di cui parlano, o anche professionisti che a volte cercano di difendere una posizione o di darsi un tono, mascherandosi da buoni samaritani con il cappello bianco ecc… Esistono anche casi di professionisiti che si specializzano in un insieme di tecniche che appartengono più a un colore rispetto che ad un altro.
Quale che sia il colore del cappello “scelto” il compito di un SEO è quello di aumentare la link popularity, certo non si riduce tutto solo a questo, ma il core dell’impegno e sicuramente la ricerca, la creazione e la caccia ai link, in generale quanti più link un sito ha tanto più è forte ed ha la capacità di scalare posizioni nei risultati di ricerca. Ovviamente i motori questo lo sano bene e da tempo hanno introdotto diversi “accorgimenti” per filtrare questa quantità di link e stabilirne dei criteri per una valutazione qualitativa oltre che quantitativa.
Quindi, è importante sia la quantità che la qualità.
Ed è proprio in relazione ai sistemi ed alle tecniche che un SEO utilizza per crare e/o raccogliere questi link che si sceglie di che colore il cappello che si porta è.
Un White Hat puro si limiterà a creare articoli e contenuti su blog, siti, directory, forum e social network manualmente… ottimizzerà il codice html delle pagine e se va bene dirà: “I contenuti sono molto importanti”
Un Black Hat puro invece molto probabilmente non si userà molto nemmeno del codice html, e non si soffermerà mai a riflettere se gli standard del W3C aumentano l’indicizzazione oppure no, ma prevalentemente vivrà di codice server side, cercherà sempre nuovi modi per creare spam da inserire in siti, forum e social network, cerhcerà di avere sempre aggiornati i suoi indirizzi IP dei diversi spider dei motori per i suoi cloking, e se va bene sarà anche interessato a qualche tecnica di guadagno on-line, ed ogni tanto si preoccuperà anche di riempire pagine di adsense.
Un Grey Hat puro, utilizzerà un po le directory, gli articoli e l’ottimizzazione e sperimenterà qualche tecnica un po più spinta come software di duplicazione del contenuto che remixano le parole, o contenitori per siti prefabbricati per creare un po di siti con contenuti originali.
Un White Hat che si rispetti invece sarà un professionista sempre aggiornato che lavora prevalentemente per consulenze e per grandi aziende e che le guida nelle scelte, sapendogli all’occorrenza consigliare del “lavoro sporco” con quel minimo di reticenza e quell’alone di mistero capaci da un lato di interessare e dall’altro di convincere, avrà contatti importanti e sarà ben piazzato nella scena del suo mercato di riferimento, il suo lavoro principale consiste nel lavorare alla creazione della sua immagine personale.
Un Black Hat spesso non fa il Black Hat a tempo pieno, ma purtroppo solo a tempo perso, perchè il resto del tempo lo dedica a progetti, software spesso open source. Comunque è uno sviluppatore di software notevole.
Un Grey Hat che si rispetti invece, pur conoscendo un po i linguaggi server side cercherà il più possibile software gia fatto, avrà qualche amico che si definisce Black Hat, e costruirà un isnieme di network con contenuti duplicati o remixati o modificati, potrebe anche far uso di un po di spam-blog ma fondamentalmente cercherà di creare un network di siti che punti ad avere un buon numero di pagine indicizzate su vari temi in modo da poterne sfruttare all’occorrenza il potere di pull…
In conclusione? Il cappello è un abito, ed è bello poterlo cambiare 🙂
credit: grazie a Franco Folini per la foto.